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A Milano "Balkan Epic"

Marina Abramovic tra erotismo e l'epica dei Balcani


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  "Balkan Epic" è il titolo di una mostra che dal 20 gennaio nell'Hangar Bicocca, ospiterà una esposizione di Marina Abramovic con performance e videoinstallazioni che raccontano un'inedita epica dei Balcani. L'Hangar Bicocca è stata per l'occasione allestita con spettacolari multischermi. In esposizione oltre cinque video-opere: "The Hero", "Count on Us", "Tesla Urn", "Nude with Skeleton", e "Balkan Baroque", con cui Marina Abramovic, artista di fama internazionale ha vinto il Leone d'oro alla Biennale di Venezia nel 1997.

Un percorso performativo, dell'esposizione ove spicca il nuovo lavoro "Balkan Erotic Epic", ruota attorno all'uso dell'erotismo nella cultura balcanica. L'artista montenegrina ha così spiegato "Balkan Erotic Epic": "E' credenza popolare che attraverso l'erotismo l'uomo potesse conservare il segreto delle energie creative, ed entrare in contatto con le forze cosmiche indistruttibili"-"La gente pensava all'erotismo come a qualcosa di sovraumano, che rendesse simili agli dei".
L'opera -
una installazione video su multischermo e un filmato di dodici minuti -ha precisato Marina Abramovic - rappresenta una riflessione sull'idea di sesso, un tentativo di mostrare come viene vissuto e percepito dalle popolazioni balcaniche".

L'esposizione è frutto di una attenta ricerca, che la Abramovic ha effettuato su manoscritti antichi, analizzato riti pagani radicati fin dal Medioevo nella cultura slava. Con un cast di gente comune, ha realizzato un audiovisivo su quegli antichi rituali. Marina Abramovic ha quindi chiarito che : "Gli oggetti osceni e i genitali maschili e femminili hanno una funzione molto importante, legata soprattutto ai riti naturali, come quelli per la fertilità della terra e l'interruzione delle piogge. Gli uomini non si vergognavano di esibire il pene in erezione o durante l'eiaculazione; allo stesso modo le donne mostravano la vagina, il sedere, il seno, persino il sangue mestruale." - "La cultura occidentale", dice la Abramovic, "ha reso il sesso vile, banale, volgare, spogliandolo della sua componente trascendente. Considero queste mie opere come una conferenza educativa: sarebbe meglio tornare indietro nel tempo, e recuperare i valori della nostra cultura."

17 gennaio 2006