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Morto Umberto Bindi, grande protagonista della

musica italiana.

Aveva 70 anni, si è spento in un ospedale romano. Da poco gli era stato riconosciuto il vitalizio Bacchelli. Ha scritto canzoni come La musica è finita, entrate nella storia della musica italiana

 

“Sono stato dimenticato, ma è colpa mia. C’è chi è capace di bussare alle porte e chi no. Io sono di quelli che non riescono”. Ora che Umberto Bindi, capofila dei cantautori italiani se ne è andato, le sue parole pesano come macigni. Il cuore malandato di un uomo che a 70 anni era stato consumato più dall’amarezza che dalla malattia, ha smesso di battere alle 20 di giovedì sera. “La musica è finita” avrebbe detto con il titolo di una delle sue più famose canzoni. S’era fatto ricoverare – da anonimo – nel nosocomio romano dello Spallanzani; al suo capezzale, Massimo Artesi, il compagno di una vita.

Nato a Genova nel 1933, Umberto Bindi è stato tra i 'padri' della 'scuola genovese' di cantautori fiorita verso la fine degli anni Cinquanta. Ha conosciuto le glorie del successo – spesso di riflesso, come quando Ornella Vanoni interpretò La musica è finita – più spesso l’amarezza dell’incomprensione: nel ’96 arrivò ultimo in classifica a Sanremo con Letti , brano scritto da Renato Zero.

Si affermò nel 1959 con ''Arrivederci'', portato al successo al Festival di Sanremo da Marino Barreto. In effetti la sua carriera è legata alle voci dei grandi della canzone italiana, da Mina che nel ’60 interpreta E' vero!..., alla Vanoni. Tra i successi, da lui stesso interpretati, ''Il mio mondo'', su testo di Gino Paoli, ''Il nostro concerto'', ''Non mi dire chi sei'', ''Riviera''.

Tre bypass, i numerosi nodi in gola e le difficoltà economiche in cui venne a trovarsi negli ultimi tempi, hanno aggravato le sue condizioni. Bindi l’aveva spiegata così: “Le mie difficoltà finanziarie sono cose più grandi di me io non capisco molto di vicende materiali, non gli ho mai dato peso”. Aveva accumulato debiti con il fisco, di qui le sue disgrazie finanziarie. Solo di recente gli era stato riconosciuto il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli.

Ma i problemi più grossi affondano le radici negli Anni ’60, quando dichiarò di essere omosessuale. “Da lì è iniziata la mia esclusione – ricordava - Quindi, non avendo avuto appoggi dalle case discografiche, non ho più potuto prendere parte a Sanremo'”. L'ultimo album, del 1996, è ''Di coraggio non si muore'', prodotto da Renato Zero. Il prossimo 30 maggio Bindi avrebbe dovuto prendere parte alla giuria del ''Premio Città di Recanati'', dedicato alla canzone d'autore.

Maurizio Costanzo, tra gli altri, aveva cercato di aiutarlo. Voleva trasportare il cantante a Milano per ricoverarlo in una clinica specializzata. Lui, con dignità aveva dichiarato: “C'è stata grande disattenzione nei miei riguardi, sicuramente, ma è il risultato del mondo in cui viviamo: il mondo oggi è quel che è, ci sono ingiustizie ancora più grandi della mia, purtroppo il mondo è distratto e cinico, troppo cinico per uno come me”

Il funerale si terrà a Roma a spese del Comune, la salma del cantante sarà seppellita nel cimitero monumentale del Verano.