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TURI FERRO: CIAMPI, E' VOLATO PIU' IN ALTO DEGLI AQUILONI

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA RICORDA L'ATTORE SCOMPARSO

Roma, 11 mag. - ''Con Turi Ferro scompare un grande attore e protagonista della storia teatrale italiana, straordinario interprete di Verga, Pirandello, Brancati, Sciascia e di tutta la ricca tradizione letteraria siciliana''. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ricorda cosi' Turi Ferro, l'attore scomparso oggi. '''Sono un mago moderno', ha detto in occasione del suo 80esimo compleanno, che 'vuole raccontare storie', e raccontando una storia, con grazia raffinata, e' 'volato piu' in alto degli aquiloni' come il protagonista del suo ultimo lavoro teatrale'', aggiunge Ciampi in un messaggio inviato alla signora Ida Carrara Ferro. ''Insieme con mia moglie -conclude il messaggio- esprimo a lei, cara signora, i sentimenti della mia commossa partecipazione al suo dolore e a quello della sua famiglia''.

 

CATANIA - E’ morto nella sua Sicilia. E’ morto Turi Ferro, attore: classe 1921 secondo alcuni, 1920 secondo altri. La prima cosa che viene in mente, e non potrebbe essere diversamente, è una frase di Pirandello, dalla novella La carriola: “Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive più: la subisce, la trascina”. E ancora, permetteteci, un’altra citazione dalla Realtà del sogno: “Nulla è più complicato della sincerità”.

Certo, parliamo di un uomo Ferro che fu sincero, con se stesso e con l’arte. Gli altri hanno il nome di Salvo Randone, Giovanni Grassi, e ancora Rosina Anselmi, Michele Abbruzzo e Ida Carrara, sua moglie. Assieme a questi ultimi mise in piedi l’Ente Teatrale Sicilia, preparandosi a lasciare il testimone alle leve di oggi. Allora era il 1957, allora c’era la voglia di raccontare al mondo e a tutti il bello di un dialetto, quello siciliano (con la differenza di “lingua” e cantilena, ci viene in mente un altro grande, al secolo Piero Mazzarella di casa a Segrate vicino a Milano).

E proprio con Liolà di Pirandello (ricordate, la commedia scritta nel 1916 in siciliano) e il personaggio di don Giovanni, Ferro divenne famoso. Assieme a questo personaggio, appassionato di vita donne e campagna, attraversò l’Italia e non solo.

Poi, seguirono altri lavori e altri successi: La lupa, ancora Pirandello, Martoglio, Brancati, Rosso di San Secondo, De Roberto, Sciascia e Fava. Anche assieme a grandi registi (da Onorato a Benedetto, Gragaglia, Bernardi, Salvini o Landi), assieme ai suoi miti teatrali: I viceré, Il giorno della civetta, Il consiglio d’Egitto, Mastro don Gesualdo, I racconti del maresciallo, I Nicotera, L’aria del continente. Con qualche puntata nel classico, come Troilo e Cressida diretto da Lavia.

Cinema, non tanto, una ventina di titoli in tutti, più un’opera incompiuta. Infatti, dopo esser stato nel 1962 don Vincenzo in Un uomo da bruciare di Orsini-Taviani o aver partecipato a Rita la zanzara della Wertmüller assieme Peppino De Filippo, Rita Pavone, Gino Bramieri e Teddy Reno (era il 1966, l’anno dopo reciterà in Non stuzzicate la zanzara, nel 1972 sarà Tricarico in Mimì metallurgico, nel 1979 il barone nel Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova), dopo aver lavorato assieme a Damiani (L’istruttutoria è chiusa, 1971), Pietrangeli (Io la conoscevo bene), Cervi (Il turno) o i Taviani (lo ricordate? Vestiva i panni di Ballarò assieme a Rocco-Lello Arena), Benigni e Cerami l’avevano convocato per il loro Pinocchio.

La vita, però, ha voluto metterci le corna. O, forse, lui ha voluto essere sincero fino in fondo. Tanti i compagni che lascia. Ne citiamo due. Camilleri assieme al quale aveva tirato le fila, ancora una volta, di Pirandello e della Cattura. E poi, Kim Rossi Stuart, assieme al quale aveva fatto Il visitatore di Schmitt: lui faceva Freud vecchio e malato, mentre Stuart era Dio giovane e simpatico, e alle loro spalle scorreva il senso della vita e una Vienna sfregiata dal nazismo e dall’odio razziale.

Di lui, si parlerà ancora. Certo non con le parole del conte Mola e di Salò, in Trovarsi di Pirandello. Rileggiamole: “L’arte, come eterna, non dovrebbe avere età” dice Mola. “Ma il guajo è che poi – risponde Salò – come donna, ama la moda”.Addio, Ferro. Grazie per la tua coerenza e la tua sincerità.

"Era uno degli ultimi grandi attori del teatro italiano. Per me era stato un maestro, nel teatro e anche nella vita". Questo il ricordo di Pippo Baudo, catanese doc, come l'attore scomparso. "Fu proprio Ferro - aggiunge Baudo- a farmi esordire al Teatro Stabile di Catania in una commedia dialettale di Nino Martoglio. Il teatro è più povero anche se restano grandi ricordi delle sue interpretazioni e di un grande rigore professionale e umano".

Vittorio Taviani, che ha diretto, insieme al fratello Paolo, Turi Ferro nel film Un uomo da bruciare e in Tu ridi, dichiara: "Voglio avere delle memorie precise su Turi Ferro e ricordare quando lo abbiamo conosciuto. Sapevamo di questo attore siciliano molto esoterico, lancinante nelle sue scelte e volevamo incontrarlo per il film Un uomo da bruciare. Venne a Roma con Liolà e andammo a vederlo. Sembrava giovane, giovanissimo, eppure riusciva a dare un eros che sembrava cambiare il mondo, era una forza della natura, di quella così mitizzata nella cultura siciliana. Quando andammo a trovarlo in camerino ci accorgemmo che non era così giovane come il personaggio richiedeva, ma comunque gli dicemmo 'devi stare con noi'. Di lui ci colpì la cupezza e l'ironia, l'ironia del grande attore moderno che si univa alla cupezza mitica di chi è nato nella Magna Grecia. Poi venne fuori nelle altre circostanze questo signore violento del palcoscenico che aggrediva il pubblico, il testo, lui era il padrone del teatro"