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Ricchezza francescana

di Giacomo Todeschini

Edizione Il Mulino Collana "Intersezioni"

Pagine  232

Prezzo Euro  15,00 

 

Fautori di una povertà rigorosa ed evangelica, i francescani sono paradossalmente indotti, proprio da questa scelta "scandalosa", a indagare tutte le forme della vita economica che stanno tra povertà estrema e ricchezza eccessiva, distinguendo tra proprietà, possesso temporaneo ed uso dei beni economici. In che modo i cristiani devono fare un uso appropriato dei beni terreni? Per rispondere a tale interrogativo molti francescani, sin dal Duecento, scrivono sulla circolazione del denaro, sulla formazione dei prezzi, sul contratto e sulle regole del mercato, sottolineando l'importanza dell'investimento socialmente produttivo contro la tesaurizzazione improduttiva. In questo quadro la figura del mercante operoso, colui che sa far fruttare lavorando e commerciando un capitale (di per sé privo di valore), risulta positiva in quanto contribuisce alla crescita della "felicità cittadina", mentre quella del proprietario terriero, del castellano, dell'aristocratico che conserva per sé, tesaurizza e non moltiplica la ricchezza, appare sterile e negativa. La riflessione francescana si pone così all'origine, prima dell'etica protestante studiata da Max Weber, di molta teoria economica europea e in particolare dell'economia politica che considera le ricchezze di coloro che formano la comunità civile una premessa fondamentale del benessere collettivo.

Giacomo Todeschini insegna Storia medievale all'Università di Trieste. Con il Mulino ha già pubblicato "I mercanti e il tempio. La società cristiana e il circolo virtuoso della ricchezza fra medioevo ed età moderna" (2002).